Un giorno, con Raffaella Molinari, Nella Roveri, e Milena Nicolini, andai a far visita a Tolmino Baldassari, a Canuzzo di Cervia (Ravenna).
Tolmino è un poeta che scrive in dialetto romagnolo. Direi, una delle voci più significative della poesia dialettale contemporanea. Ha pubblicato le sue opere con importanti editori.
Molte sue poesie sono inserite in antologie autorevoli.
Entriamo nella casa, ci accoglie nel suo studio fitto di volumi, ordinati sugli scaffali.
Dà lettura ai suoi versi, e sul finire del giorno, prima dei saluti, Milena (che è sua amica), mi presenta a lui, come cantautrice.
Ho con me la chitarra, e intono alcune mie canzoni.
Alla fine, ci ringrazia molto, di tutto, salutandoci.
Prima del commiato, metto nelle sue mani, per un’eventuale’ lettura, alcuni miei testi non musicati.
Lui, rivolgendosi a me, con fare serioso, mi dice che bisogna andare cauti con la ‘poesia’, che la ‘poesia’ è una cosa seria, che ci sono poeti, e poeti.
Che ci sono ‘i poeti’, e ‘i versificatori’.
Quindi, che ci andassi piano… che non fossi, insomma, troppo speranzosa, e che non mi aspettassi risposte immediate, circa il giudizio, perché era molta ‘la gente’, che attendeva una sua valutazione.
Ci salutammo e tornammo a casa.
Di lì a pochi giorni, mi arrivò una lettera dove mi scriveva che potevamo darci del “tu”, perché tra poeti si usa così…